La fibromialgia è una sindrome cronica che colpisce milioni di persone, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento e rigidità. Tra i sintomi meno discussi ma frequentemente riportati c’è l’ipersensibilità al freddo, che amplifica il disagio e il dolore nei pazienti. Perché i fibromialgici soffrono di più il freddo? Questo approfondimento medico esplora le cause fisiopatologiche di questa condizione e offre spunti per la gestione clinica.
La fibromialgia è una patologia idiopatica che altera la percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale. Studi di neuroimaging mostrano un’iperattivazione delle vie nocicettive e una ridotta inibizione del dolore, un fenomeno noto come sensibilizzazione centrale. Questo rende i pazienti vulnerabili non solo al dolore, ma anche a stimoli ambientali come il freddo, spesso percepito come insopportabile.
I termocettori cutanei, come i recettori TRPM8, rilevano il freddo e trasmettono il segnale al cervello. Nei soggetti sani, questo processo è regolato da meccanismi inibitori. Nei fibromialgici, invece, la sensibilizzazione centrale amplifica questi stimoli, trasformando il freddo in una sensazione dolorosa. La disregolazione del sistema nervoso autonomo accentua ulteriormente questa risposta, rendendo i pazienti con fibromialgia più sensibili alle basse temperature.
Un fattore chiave è la disfunzione microcircolatoria, che compromette la capacità dei vasi sanguigni di adattarsi al freddo. La vasocostrizione periferica, necessaria per conservare il calore, può essere inefficiente o eccessiva, riducendo il flusso sanguigno ai muscoli e alla pelle. Questo aggrava il dolore muscolare e la rigidità, sintomi già centrali nella fibromialgia. Alcuni pazienti mostrano anche un fenomeno di Raynaud-like, con vasospasmi che intensificano la sensibilità al freddo.
La fibromialgia è associata a ipertonia muscolare cronica, con spasmi e rigidità che peggiorano in presenza di freddo. Le basse temperature inducono contrazioni muscolari riflessive, amplificando il dolore nei pazienti. Studi elettromiografici evidenziano un’attività muscolare anomala a riposo, che il freddo esacerba, creando un circolo vizioso tra tensione e sofferenza.
Il sistema nervoso autonomo (SNA) regola la termoregolazione e la risposta vascolare. Nella fibromialgia, una predominanza simpatica e una ridotta attività parasimpatica causano una risposta alterata al freddo. L’esposizione a basse temperature può aumentare i livelli di catecolamine, intensificando il dolore e il disagio generale nei pazienti.
Fattori psicofisiologici nella sensibilità al freddo
Ansia e depressione, spesso associate alla fibromialgia, influenzano la percezione del dolore. Il freddo, come stressor, attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, amplificando il disagio attraverso la catastrofizzazione del dolore. Questo aspetto psicofisiologico rende la gestione della sensibilità al freddo ancora più complessa.
Ricerche recenti, come uno studio del 2022 su Pain Medicine, confermano che oltre il 70% dei fibromialgici riporta un peggioramento dei sintomi al freddo. Analisi termografiche evidenziano aree di ipotermia locale correlate ai punti dolenti, mentre l’aumento di citochine proinfiammatorie (es. interleuchina-6) suggerisce un ruolo dell’infiammazione sistemica nell’aggravamento dei sintomi.
Comprendere le cause della sensibilità al freddo nella fibromialgia apre la strada a strategie terapeutiche mirate. L’uso di abbigliamento termico, ambienti riscaldati e termoterapia locale può alleviare il dolore muscolare e la rigidità. Farmaci come antidepressivi triciclici o gabapentinoidi, che modulano la sensibilizzazione centrale, offrono un supporto aggiuntivo per ridurre l’impatto del freddo sui pazienti.
In sintesi, l’intolleranza al freddo nei fibromialgici deriva da un mix di sensibilizzazione centrale, disfunzioni vascolari e muscolari, e alterazioni autonome. Questi fattori trasformano le basse temperature in un aggravante significativo. La ricerca continua a esplorare il ruolo dell’infiammazione e della microcircolazione, promettendo nuove soluzioni per migliorare la qualità di vita di chi convive con questa sindrome.