Quali alimenti infiammatori non mangiare se si ha la fibromialgia?

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  • Redazione
  • Mar 2025, 11:51 AM

Quali alimenti infiammatori non mangiare se si ha la fibromialgia?

La fibromialgia è una condizione cronica complessa, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento persistente e sensibilità accentuata in specifici punti del corpo, noti come "tender points". Sebbene le cause esatte di questa patologia rimangano ancora oggetto di studio, è sempre più evidente che l’infiammazione sistemica giochi un ruolo cruciale nell’amplificazione dei sintomi. In qualità di medico con anni di esperienza nel trattare pazienti affetti da malattie croniche, ho potuto osservare come l’alimentazione rappresenti un fattore determinante nel modulare il livello di infiammazione corporea e, di conseguenza, l’intensità del disagio percepito da chi soffre di fibromialgia. In questo articolo esploreremo i cibi infiammatori che possono peggiorare i sintomi di questa condizione, offrendo al contempo consigli pratici basati sia sulla letteratura scientifica che sulla mia pratica clinica.

 

L'infiammazione come fattore chiave nella Fibromialgia

Prima di addentrarci nell’elenco dei cibi da evitare, è opportuno chiarire il legame tra infiammazione e fibromialgia. Sebbene la fibromialgia non sia classificata come una malattia autoimmune o infiammatoria in senso stretto, numerosi studi suggeriscono che un’infiammazione di basso grado, spesso subdola e sistemica, possa contribuire all’iperalgesia – ovvero l’aumentata percezione del dolore – tipica di questa condizione. Questa infiammazione può essere esacerbata da fattori ambientali, tra cui la dieta, che, se ricca di alimenti pro-infiammatori, diventa un terreno fertile per il peggioramento dei sintomi. Personalmente, ho notato che i pazienti che adottano un’alimentazione più consapevole riferiscono spesso una riduzione della rigidità mattutina e dell’affaticamento, segno che il cibo non è solo carburante, ma anche un potente modulatore del benessere.

 

Cibi infiammatori da evitare

Passiamo ora a esaminare i principali cibi infiammatori che, secondo la mia esperienza e le evidenze scientifiche, dovrebbero essere limitati o esclusi dalla dieta di chi soffre di fibromialgia.

1. Zuccheri Raffinati e Dolci Processati

Gli zuccheri raffinati, presenti in dolciumi, bevande zuccherate e prodotti da forno industriali, sono tra i principali responsabili dell’aumento dei livelli di citochine pro-infiammatorie nel corpo. Quando consumati in eccesso, questi alimenti provocano picchi glicemici che, oltre a destabilizzare l’energia – già scarsa in chi ha la fibromialgia – attivano percorsi infiammatori sistemici. Ho avuto pazienti che, eliminando gradualmente bibite gassate e snack zuccherati, hanno riferito una diminuzione della nebbia mentale, un sintomo che spesso accompagna il dolore cronico.

2. Grassi Trans e Oli Vegetali Raffinati

I grassi trans, che si trovano in margarine, fritti industriali e molti cibi confezionati, insieme agli oli vegetali ricchi di omega-6 (come l’olio di mais o di girasole), promuovono l’infiammazione alterando l’equilibrio tra omega-6 e omega-3 nel corpo. Questo squilibrio, che nella dieta moderna è fin troppo comune, può intensificare la percezione del dolore. Consiglio sempre ai miei pazienti di leggere attentamente le etichette e di preferire l’olio extravergine d’oliva, che ha proprietà antinfiammatorie grazie ai suoi polifenoli.

3. Carne Rossa e Processata

La carne rossa, soprattutto se grassa, e i salumi contengono elevate quantità di acidi grassi saturi e composti avanzati di glicazione (AGEs), che si formano durante la cottura ad alte temperature. Questi elementi possono stimolare la produzione di molecole infiammatorie, peggiorando la rigidità muscolare e articolare. Non dico di eliminare del tutto la carne – un buon filetto magro ogni tanto non è un problema – ma ridurre il consumo di insaccati e carni grigliate troppo cotte è un passo che consiglio vivamente.

4. Glutine e Cereali Raffinati

Il glutine, presente in grano, orzo e segale, è un altro potenziale trigger infiammatorio, soprattutto per chi presenta una sensibilità non celiaca, una condizione che vedo spesso nei miei pazienti con fibromialgia. Anche i cereali raffinati, come pane bianco e pasta non integrale, causano rapidi aumenti della glicemia, alimentando l’infiammazione. Suggerisco di sperimentare una dieta priva di glutine per alcune settimane, annotando eventuali miglioramenti: non funziona per tutti, ma per alcuni è stata una svolta.

5. Latticini

I latticini, in particolare quelli ricchi di grassi saturi come formaggi stagionati e panna, possono contribuire all’infiammazione a causa della caseina e del lattosio, che risultano difficili da digerire per molti. Nei miei anni di pratica, ho notato che i pazienti che sostituiscono il latte vaccino con alternative vegetali, come il latte di mandorla non zuccherato, spesso riportano una riduzione del gonfiore e del dolore articolare. È un cambiamento che vale la pena provare, soprattutto se si sospetta un’intolleranza.

6. Alcol

L’alcol, anche in quantità moderate, è un potente infiammatore che interferisce con il sonno e peggiora la fatica, due aspetti già critici nella fibromialgia. Un bicchiere di vino rosso ogni tanto può essere tollerabile, grazie ai suoi antiossidanti, ma l’eccesso – che sia birra, superalcolici o cocktail zuccherati – è da evitare senza eccezioni.

 

Consigli pratici per una dieta antinfiammatoria

Oltre a evitare i cibi sopra elencati, è fondamentale integrare nella dieta alimenti che contrastino l’infiammazione. Pesce grasso come salmone e sgombro, ricchi di omega-3, frutta come mirtilli e ciliegie, verdure a foglia verde e spezie come curcuma e zenzero sono alleati preziosi. Personalmente, consiglio di iniziare la giornata con una colazione a base di avena integrale e frutti di bosco: è un modo semplice per dare al corpo nutrienti antinfiammatori sin dal mattino. Inoltre, bere molta acqua – almeno 1,5-2 litri al giorno – aiuta a eliminare le tossine e a mantenere i tessuti idratati, riducendo la sensazione di rigidità.

 

Ascoltare il proprio corpo

Un aspetto che sottolineo sempre ai miei pazienti è l’importanza di ascoltare il proprio corpo, poiché la fibromialgia si manifesta in modo unico per ciascuno. Ciò che scatena un flare-up in una persona – magari il consumo di pomodori, che contengono solanina – potrebbe non avere effetti su un’altra. Tenere un diario alimentare, in cui annotare cibi consumati e sintomi correlati, è una strategia che raccomando spesso: richiede pazienza, ma i risultati possono essere illuminanti.

La gestione della fibromialgia è un percorso multidisciplinare, in cui l’alimentazione rappresenta un tassello fondamentale, sebbene non esclusivo. Ridurre i cibi infiammatori non eliminerà la malattia, ma può attenuare i sintomi, migliorando la qualità della vita. Come medico, credo fermamente che il potere del cibo sia sottovalutato: non si tratta di una cura miracolosa, ma di un alleato che, se usato con consapevolezza, può fare la differenza. Invito chi legge a fare piccoli passi, sperimentando e adattando la dieta alle proprie esigenze, con la certezza che anche un lieve sollievo può aprire la porta a giornate migliori.